Thursday, June 28, 2007

LA DENUNCIA Cento centri, migliaia di psicologi in tutte le scuole per dare ai bambini psicofarmaci

di Donatella Papi

Sono attivi e operanti già 100 centri già accreditati dalle nostre istituzioni che curano con farmaci bambini vivaci o tristi, alunni che si distraggono o interrompono le lezioni, migliaia di psichiatri e psicologi in tutte le scuole stanno facendo test con domande anche agli insegnanti per individuare questi bambini e farne clienti di una nuova industria. Quella degli psicofarmaci per i minori. Quali minori? Quelli che una volta nei cuori sani e buoni della gente erano o Giamburrasca o David Copperfield. Simpatici e modelli. Adesso solo diversi e malati. Per interesse delle industrie? Forse negli Stati Uniti è così, Paese da cui sono partiti questi screening ma anche nazione che la democrazia l'ha inventata, prima del business. Ma in Italia, e in Europa, il rischio che lo spettro di un pazzo vero si aggiri e usi la psichiatria c'è ancora, purtroppo. Per cui ha ragione il Comitato dei Diritti Umani, l'Associazione che si sta battendo contro questa operazione massiccia, a dire che è pari a un "crimine contro l'Umanità". Allora, cos'è? Avanti, gente forte e coraggiosa. Non è solo l'antipolitica. E' la minaccia alla mente degli uomini. Il rischio di un nuovo olocausto di proporzioni gigantesche. Ecco perchè va fermato.

Per questo Comincia l'Italia è in prima linea insieme con tutti coloro di buona volontà.

Tutto inizia nel 2005 quando il Ministero della Sanità decide di lancire un programma operativo sulla depressione. Il presidente della Commissione Bicamerale sull'infanzia, Maria Burani Procaccini (Forza Italia), avalla che ci sono 800 mila depressi in Italia, di cui il 40% tra gli adolescenti.

Del programma fa parte il Progetto Prisma: la prima ricerca sui disturbi mentali in bambini e ragazzi. La ricerca viene condotta in 7 città italiane: Lecco, Milano, Roma, Rimini, Pisa, Cagliari e Conegliano. Vengono sottoposti a test oltre 5000 ragazzi di 40 scuole: 26 statali e 14 private. Ma il progetto contempla una popolazione assai più vasta.

La sindrome che si vuole monitorare è la Sindrome da iperattività e deficit d'attenzione" (Adhd). La diagnosi si basa sull'osservazione del comportamento del bambino e su alcuni test anche per insegnanti e i genitori, che comportano banali risposte ad alcune domande sulla capacità di concentrazione, sulla vivacità, sul grado e modalità di partecipazione. E' molto attivo, si distrae, interrompe? Nulla più. Ma qui iniziano i problemi.

Quella che sembrava una vasta operazione di assistenza ai problemi dei bambini e di supporto agli insegnanti prende il volto di una schedatura di diversi. Alcune associazioni e genitori, insieme con insegnanti e amministratori regionali e provinciali, ravvedono nei test criteri non garanti e pericolosi.

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Ne abbiamo parlato con Margherita Pellegrino, una insegnante.

Margherita, con la sua esperienza, come considera questi test?
"Assolutamente inadeguati a valutare il benchè minimo disturbo della personalità che pure potrebbe venire da esperienze vissute o che il bambino vive, da fattori psicologici. Ma non è certo patologica la vivacità, l'esuberanza, o al contrario la solitudine, la difficoltà a seguire un discorso. Queste sono manifestazioni che una buona scuola e una buona insegnnate sanno capire e aiutare":

Invece cosa accade secondo i nuovi protocolli?
"Che bambini assolutamente normali sono considerati 'malati' o comunque 'diversi'. Prima viene loro praticata una terapia di gruppo. Se non superano il test, vengono indirizzati presso centri e vengono loro anche somministrati psicofarmaci".

Quanti bambini sono stati già trattati e quanti sono a rischio?
"Le statistiche compilate dopo gli screening parlano di un 10% di soggetti a rischio. Una percentuale altissima. I bambini curati dicono sia lo 0,5% ancora".

Ma tutto ciò è partito dal ministero della Sanità e dal ministero della Pubblica Istruzione, cioè c'è una responsabilità chiara. La politica e le istituzioni tutte sanno, approvano e autorizzano?
"Non capisco come un parlamento che pure è diverso e opposto su questo tema così sconcertante non abbia marcato la differenza. Anzi, c'è stata una continuità. Nel febbraio 2007 c'è stato un provvedimento legislativo che ha di fatto istituito i centri di osservazione dei bambini iperattivi. E sta per essere approvata una legge, in luglio, che vuole istituire la dislessia come malattia. Mai accaduto che una malattia psichiatrica diventasse tale per legge".

E cosa fa la vostra associazione?
"Il CCDU grazie al nostro Presidente, Roberto Cestari, ha partecipato alla realizzazione insieme con altre associazioni non profit ad una delle più grandi campagne nel campo della salute mentale , "Perchè non accada". Alla Scala di Milano il 27 ottobre 1800 persone hanno partecipato a un concerto di solidarietà. Come vede c'è attenzione e una discreta consapevolezza. Ma credo che sia necessaria una mobilitazione ancora più grande: di genitori e di cittadini è auspicabile. Per questo ci siamo rivolti anche al vostro giornale. Dare gli psicofarmaci è sempre grave, ma a un bambino che ha il dono della vivacità o la sfortuna di una tristezza, è una violazione dei diritti umani".

E lei perchè se ne occupa, come insegnnate?
"Anche. Ma soprattutto perchè ho una sorella alla quale, tanti anni fa quando la medicina era ancora più oscura, fu diagnosticato un grave deficit di apprendimento. In realtà era chiusa e parlava il dialetto siciliano stretto. Gli psicofarmaci le hanno distrutto la salute, i pregiudizi hanno fatto il resto. E' cresciuta nell'impossiboilità di studiare, di frequentare gente per la vergogna, è cresciuta davanti alla televisione. Cosa vuole sia rimasto di una persona? E' per lei e per evitare che ad altri bambini sia negata una vita dignitosa che faccio questa battaglia. Nel cuore e nella consapevolezza della gente".
d.p.

Saturday, June 23, 2007

Boston Globe Standard di trattamento fuorviati

Di Lawrence Diller
19 giugno 2007
Come dottore, ho fatto quasi l’impensabile in una recente conferenza sui disordini bipolari dei bambini. Ho assegnato a un altro dottore la responsabilità morale della morte di Rebecca Riley (una bambina di 4 anni di Hull). Fare dei nomi, in medicina, semplicemente non è molto consueto, e conoscevo i rischi personali e professionali che mi stavo assumendo. Ho sentito l’impulso di nominare Joseph Biederman, capo della clinica psicofarmacologica dell’Ospedale Pediatrico Generale del Massachusetts, come moralmente colpevole di fornire la “base scientifica” che ha permesso che Rebecca morisse.
I genitori di Rebecca sono stati imprigionati e accusati del suo decesso. Sono accusati di averle dato intenzionalmente dosi eccessive di clonidina; una droga contro l’ipertensione e sedativa. Uno di questi tre farmaci medicine psichiatrici è stata prescritto da un certo Tuft, psichiatra per bambini dell’Ambulatorio Medico del New England. Rebecca era stata curata con queste medicine sin dall’età di 2 anni e mezzo, per una supposta diagnosi di disordine bipolare: un nuovo nome per la mania depressiva.
Mentre lo psichiatra coinvolto si è trattenuto dal commentare il caso, sia il suo legale che il centro ambulatoriale, hanno difeso le sue azioni come “conformi agli standard di trattamento”. Biederman e i suoi colleghi di Harvard sono i professionisti con la responsabilità maggiore per lo sviluppo e la promozione di quegli standard di trattamento, che include la diagnosi del disordine bipolare per bambini dell’asilo dell’età di addirittura di due anni, e il loro trattamento con cocktail di farmaci.
Biederman, nel 1996, scioccò il mondo della psichiatria per bambini annunciando che circa un quarto dei bambini che stava curando per il disturbo di mancanza di attenzione da iperattività, rispecchiavano anche i suoi criteri per il disordine bipolare. Fino ad allora, il disordine bipolare era diagnosticato di rado negli adolescenti, e non se n’era mai sentito parlare per i bambini in età pre-puberale. Biederman poté giustificare le sue scoperte, ampliando semplicemente le definizioni semantiche relative ad una condizione prima più circoscritta, contenute all’interno della bibbia psichiatrica Americana: il “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”.
Biederman ha presentato un certo numero di studi e documenti intesi a dimostrare la validità della sua diagnosi e trattamento. La sua ricerca ha sempre esemplificato quanto di meglio ci si potrebbe aspettare dal modello di psichiatria del DSM. Ma le diagnosi nel manuale sono strettamente collegate al modello medico dei disturbi psichiatrici basati sulla biologia, e sono concentrate unicamente sull’individuo.
Mentre il manuale fornisce un’utile guida clinica per gli adulti, comincia le sue spiegazioni con dei presupposti relativi ai disturbi distinti e specifici dei bambini, e ignora le famiglie e gli ambienti in cui vivono i bambini. La più grande assurdità di questo modello scientifico è la diagnosi di un disturbo bipolare in bambini di 2 anni di età e il collegamento al disturbo degli adulti mediante l’uso dello stesso nome – nel processo di marchiare i bambini piccoli come pazienti mentali cronici condannati a una vita di droghe psichiatriche.
Persino l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry – nei suoi recenti parametri sulle diagnosi dei bambini – evita la diagnosi bipolare e il conseguente trattamento medico di bambini inferiori a 6 anni. Ma purtroppo ci sono ancora migliaia di potenziali “Rebecca Rileys” che vengono trattati con più farmaci psichiatrici, perché Biederman ha detto che andava bene e che era necessario. Supportati da finanziamenti promozionali di milioni di dollari da parte dell’industria farmaceutica, Biederman e i suoi colleghi girano il mondo per offrire "istruzione" medica professionale al loro singolare punto di vista.
Per finire, cosa triste ma purtroppo vera, il campo della psichiatria infantile ha paura di Biederman. Si possono sentire le preoccupazioni e paure sussurrate nelle sale e cliniche accademiche in cui Biederman ha prestato servizio. Ma sfidando educatamente Biederman in pubblico si rischia di essere redarguiti e ridicolizzati pubblicamente da lui e dal suo team. Inoltre, i ricercatori accademici nel campo della psichiatria infantile rischiano di perdere i loro finanziamenti se criticano questo beniamino dell’industria farmaceutica, che attualmente fornisce la maggior parte dei soldi per la ricerca psichiatrica.
Il silenzio era assordante – e la morte di Rebecca mi ha spinto a superare il limite – perchè per oltre un decennio mi sono sentito a disagio con queste pratiche sui bambini piccoli. Non sono contrario ai farmaci psichiatrici per i bambini. Scrivo queste ricette per i bambini da oltre 30 anni nella mia clinica che non è collegata all’industria farmaceutica.
Rischio la censura personale e la perdita della mia credibilità nel sostenere un concetto e trattamento più ampio per i bambini con problemi comportamentali. Ma questa volta, Dr. Biederman, ti sei spinto troppo in là.
Il Dr. Lawrence Diller esercita come professionista di pediatria comportamentale e dello sviluppo presso la clinica Walnut Creek, California, ed è l’autore del libro "The Last Normal Child: Essays on the Intersection of Kids, Culture and Psychiatric Drugs".

Thursday, June 7, 2007

TERRORISMO E GUERRA PSICOLOGICA: DA TAVISTOCK ALLO SCUDO SPAZIALE 6-6-07

L'attenta analisi di fatti e avvenimenti rivela che, in un gran numero di casi, assassini, terroristi e guerrafondai hanno una sola cosa in comune: hanno ricevuto trattamenti psichiatrici o sono stati indottrinati con metodi di controllo psicologico o psichiatrico. Il caso di Hitler è esemplare, ma non unico, aveva ricevuto sedute d’ipnosi ed era stato portato a credere la Germania avesse bisogno di lui per una resurrezione generale; assumeva regolarmente Ekodal e Pervitin, due potenti psicofarmaci. Anche Slobovan Milosovic aveva ricevuto trattamenti mentali, dallo stesso Radovan Karadzic, prima della pulizia etnica.
Razzismo e violenza sono state favorite, potenziate e amplificate dalla diffusione di droghe psicotrope e concetti fuorvianti. Wundt credeva che l'uomo fosse un animale, mentre Pavlov pensava di poterlo controllare secondo le leggi di stimolo-risposta, alla stregua dei cani che addestrava con scariche elettriche.
Questa ideologia è alla base delle tecniche di lavaggio del cervello dell'ex URSS e della Cina, ed è vicina alla visione distopica di un'umanità psicoprogrammata e orwelliana, drogata dagli psicofarmaci e dalla televisione, ed è vicina anche al sanguinario delirio dei kamikaze che si fanno saltare in aria. Persone “fabbricate”, come vedremo in seguito.
Da sempre, controllo politico e militare hanno un utile alleato nella psichiatria. Nell'ex Unione Sovietica i dissidenti erano etichettati e internati con la forza. Questo è ancora oggi il modus operandi di molti regimi dittatoriali, e questo è il caso di Wang Wanxing in Cina, un attivista dei diritti umani rinchiuso per 13 anni in un istituto psichiatrico, senza che soffrisse di alcuna malattia mentale.
L’uomo deve essere punito, controllato o addestrato e l’orrore di tutto questo è che non si tratta di concetti confinati a torri d’avorio, giunge a noi attraverso i libri di scuola, la televisione, il lavoro; parte dall'alto e ci influenza, arriva ai consigli d'amministrazione, alle università più prestigiose. Forse pochi hanno sentito parlare dell'Istituto Tavistock di Londra, fondato nel 1920 e diretto a suo tempo da un generale di brigata, un certo John Rawlings. Psichiatra anche lui. Una faccenda che ha dell’inverosimile, perché... cosa ci fanno gli ufficiali delle forze britanniche in un istituto di ricerca psichiatrica? Un binomio di certo inconsueto, per un'organizzazione che tra i suoi clienti annovera il governo britannico, servizi segreti come la CIA, università prestigiose e multinazionali. (tavinstitute.org) Gli stessi artefici della pulizia etnica nei Balcani, di cui parlavo poc’anzi, Jovan Rascovich e Radovan Karadviz, sono stati addestrati con le tecniche di Tavistock. In questo istituto sono state sviluppate tecniche di lavaggio del cervello e si fa largo uso di droghe. Kurt Lewin, ex-direttore del Tavistock, fondò la Clinica di Psicologia di Harvard, che diede forte impulso alla campagna per orientare i cittadini americani all'entrata in guerra degli Stati Uniti, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il libro "Controllo della mente, controllo del mondo" di Jim Keith è una fedele esposizione del pensiero Lewiniano: "creando un caos controllato, la popolazione può essere portata al punto da volersi sottomettere spontaneamente ad un controllo maggiore". Queste righe furono scritte anni prima dell'11 settembre, ma sembrano predire con accurata precisione quello che è accaduto subito dopo. Nell'ottobre del 2001, infatti, venne firmato il Patriotic Act e ora lo scudo spaziale di Regan sta diventando realtà.
La guerra psicologica rientra tra gli obiettivi del Tavistock, tant'è che venne fondato proprio per studiare gli effetti della Prima Guerra Mondiale sui soldati. Il Generale Rees, arruolato al Tavistock, nonché fondatore della Federazione Mondiale Della Salute Mentale, la considerava un utile strumento per il controllo sociale, da attuarsi con speciali "truppe" psichiatriche. Forse quelle stesse "truppe" che troviamo nella striscia di Gaza, al "Gaza Community Mental Health Program" (GCMHP), creato proprio dal Tavistock. Il centro dovrebbe occuparsi delle persone traumatizzate nell'Intifada dai militari israeliani, in particolare a seguito delle torture. Ma secondo Brewda, un giornalista americano, il vero scopo è di selezionare i migliori candidati per operazioni terroristiche. Un lavoro da "talent scout" che "devono valutare i giovani potenziali terroristi in base ai loro fattori di rischio di violenza", così descrive l’operazione Jerrold Post, fondatore del Bollettino di Politica Psicologica Internazionale, una rivista americana.
Studi di "profiling psicologica" del nemico, riutilizzati per scopi militari e di guerra psicologica, sono pure quelli della Società per l'Igiene Mentale a Gerusalemme e dell'Istituto di Igiene Mentale nella città di Al Cairo, e prendono sempre origine dal Tavistock.
L'impiego di simili tecniche per scopi militari ha sempre favorito l’instaurazione di sistemi totalitari ed ha dato impulso a programmi terroristici. L'ex Unione Sovietica tra il 1968 e il 1975 addestrò 2500 terroristi e guerriglieri presso gli istituti Lenin e Patrice Lumumba; all'epoca della Guerra Fredda i guardiani dei Gulag erano spesso psichiatri.
Nella Seconda Guerra Mondiale i piloti kamikaze giapponesi che attaccarono le navi alleate suicidandosi erano sotto l'effetto di anfetamine. Mentre in Medio Oriente abbiamo la prima escalation di bomber suicidi nel 1980, con l’uso di stimolanti. Oggi il fenomeno si è ulteriormente esteso, e non dimentichiamo che Ayman Al-Zawahiri, il braccio destro di Bin Laden, membro di spicco di Al Qaeda, è uno psichiatra. Ali A. Mohamed, invece, il militare che nel ’98 addestrò i terroristi di Bin Laden, facendo saltare in aria l’ambasciata americana in Africa, ha una laurea in psicologia, conseguita all'Università di Alessandria.
Impossibile negare che la psichiatria sia connessa alle più traumatiche vicende dell'ultimo secolo. Non dimentichiamo che le idee razziali spesso traggono origine da qui, e l’eugenetica era già argomento di discussione in ambito psichiatrico ben prima dell’avvento del nazismo. Senza Rudin forse la Seconda Guerra Mondiale si sarebbe risolta in altro modo e sarebbe iniziata con presupposti diversi, e senza Thoedore Morrel forse Hitler non sarebbe stato il mostro che noi tutti conosciamo. Ma questa è un'altra storia.
Davis Fiore

La qualità dei servizi psichiatrici - 5 giugno 2007

L’articolo comparso il 04.06.07 su Il Messaggero che descrive lo stato in cui versano i pazienti e i familiari dell’SPDC (servizio di psichiatria diagnosi e cura) del Forlanini offre lo spunto per una riflessione sullo stato della psichiatria romana e costituisce un’utile occasione per affrontare pubblicamente la qualità dei servizi psichiatrici.

La psichiatria non è solo ospedaliera (ricoveri in SPDC) ma anche territoriale (centri di salute mentale, day hospital, centri diurni, case famiglia, gruppi appartamento, comunità terapeutiche); la prassi terapeutica della continuità nella presa in cura, del sostegno alle famiglie (o di prevenzione), che i Dipartimenti di Salute Mentale assicurano nel territorio delle ASL, non sempre viene mantenuta nei momenti "difficili", in cui fatti psicopatologici acuti o anche sociali richiedono un ricovero in SPDC come menzionato nell’articolo.

Ovvero, non sempre i criteri di una psichiatria che mette al centro del rapporto terapeutico "la relazione" con la persona, il rispetto della dignità e del suo mondo altro, sono garantiti nei momenti di crisi con il ricovero. Questo accade infatti, solo quando in un Dipartimento di Salute Mentale le varie strutture intermedie che la definiscono lavorano a compartimenti stagni piuttosto che in continuità tra loro. La contenzione, la operano le persone, non le ASL.

Chi lega, lo fa verosimilmente perché avrà una cultura personale del legare e rinchiudere. Fatti a responsabilità individuali da accertare, determinare e sanzionare con le conseguenze del caso e parallelamente trasformare per un recupero delle "buone pratiche". Vorremmo qui ricordare, per onestà intellettuale il faticoso lavoro di tutti quei Direttori Generali che da due anni governano le ASL Laziali in una faticosa operazione di risanamento del disastroso bilancio sanitario regionale onde promuovere tutti gli investimenti utili per migliorare l’offerta terapeutica.

L’ambiente umano (strutture) è un fattore terapeutico (dell’accoglienza e del rispetto) di per se come la cultura dello stare "insieme con" in pazienti. Allora ci si chiede come mai chi dirige simili contesti non ha chiesto in tutti questi anni investimenti strutturali piuttosto che inquinare il clima della relazione umana. Problema anche per i lavoratori della salute mentale perché operare in un clima in cui si contiene fisicamente o attraverso la somministrazione di farmaci ad alti dosaggio, non aiuta l’incontro umano e professionale con il paziente e né a vincere la paura e la diffidenza reciproca tra pazienti e professionisti sulla possibilità di curare in un clima di rispetto, sostegno e alleanza.

Le indicazioni per una psichiatria del rispetto, dell’alleanza terapeutica, del coinvolgimento delle risorse familiari e sociali vengono tra l’altro dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e ne è conferma il rispetto per la riforma psichiatrica italiana in ambito UE, che il Parlamento Europeo indica come esempio per i suoi Paesi Membri.

Psichiatria Democratica Lazio

(5 giugno 2007)

Psicofarmaci ai bambini distratti o iperattivi?

Tiziana Valpiana
Dal sito Differenza in gioco delle parlamentari del Partito della rifondazione comunista/Sinistra Europea riprendiamo questo articolo di Tiziana Valpiana senatrice, Commissione Sanità, Commissione bicamerale per l’Infanzia sul pericolo della medicalizzazione di massa, non solo per i malesseri degli adulti, ma anche per quelli dei bambini.

L’Organizzazione mondiale della sanità in base a studi proiettivi, ha affermato che, nel 2020, la metà dei bambini soffrirà di “malattie mentali.”

Questa autorevole previsione dovrebbe indurci a ripensare a uno sviluppo che crea alienazione, a una società basata sull’arrivismo e sulla competizione, a una famiglia sempre più compressa e destrutturata, a relazioni anche parentali che si basano più sul "dover essere" che sulle spontanee affettività.
Invece, la risposta data a questo pronostico è il contenimento farmacologico , la medicalizzazione di massa, non solo per i malesseri degli adulti, ma anche per quelli dei bambini...

L’uso degli psicofarmaci nei minori sta suscitando un crescente allarme sociale, soprattutto in quei Paesi in cui, dopo decenni di esperienza, si sono evidenziati i loro effetti deleteri in età evolutiva.
Nel 2003, la Food and Drug Administration statunitense ha deciso di autorizzare la somministrazione del Prozac ai minori con disturbi depressivi e ossessivo-compulsivi, e non possiamo stupirci, visto che da anni in America, ai bambini di 2 anni veniva prescritto anche il Ritalin.

In molti temevano che ben presto, come sempre, anche l’Italia si sarebbe “adeguata”, e così è stato! L’Agenzia italiana del farmaco, lo scorso 8 marzo, ha autorizzato l’immissione in commercio il Metilfenidato cloridrato (Ritalin) per il “trattamento della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd) in integrazione al supporto psico-comportamentale”.

“Al fine di garantire un uso appropriato, sicuro e controllato, sono state individuate procedure che vincolano la prescrizione del farmaco ad una diagnosi differenziale e ad un Piano terapeutico definiti da Centri di riferimento di neuropsichiatria infantile, appositamente individuati dalle Regioni; impongono controlli periodici per la verifica dell’efficacia e della tollerabilità del farmaco; richiedono l’inserimento dei dati presenti nei Piani terapeutici, in un Registro nazionale appositamente istituito presso l’Istituto superiore di sanità, con garanzia d’anonimato, al fine di consentire il monitoraggio e il follow up della terapia farmacologia”.
“In questo modo - aggiunge l’Aifa - è stata garantita la disponibilità del farmaco soltanto ai casi di reale necessità, evitando gli usi impropri verificatisi in altri Paesi. In ogni caso l’Agenzia italiana del farmaco elaborerà un Rapporto annuale, sulla base dei dati del monitoraggio e del Registro, finalizzato alla valutazione complessiva del problema e delle eventuali altre misure da adottare”.

Dunque il Ritalin, discusso psicofarmaco usato per curare una discussa diagnosi, ora è in vendita anche in Italia, con mille distinguo e con mille precauzioni, ma con poca informazione.
Che cosa è il Metilfenidato?

Si tratta di un’anfetamina, droga a tutti gli effetti, tanto che, nel 1989, il ministero della Sanità italiano lo tolse dal mercato, inserendolo nella categoria delle droghe, mentre, durante il governo Berlusconi (lo stesso che ha fatto la Fini-Giovanardi, legge proibizionista e criminalizzante), il principio attivo del Ritalin è passato dalla categoria 1 alla 2, riducendo i vincoli al suo utilizzo e si è sviluppato un vero e proprio mercato nero, un “turismo farmaceutico” per i bambini Adhd.

Da anni si parla di una fantomatica sindrome da deficit d’attenzione e iperattività (Adhd), ma la diagnosi è in realtà poco definita, visto che “non vi sono test di laboratorio confermati come diagnostici”.

L’Osservatorio sulla salute mentale e molte associazioni invitano a non considerare la mancanza d’attenzione e l’iperattività una malattia mentale, ma a cercare di individuare le cause del disagio nella vita sociale, scolastica e familiare.

L’uso di psicofarmaci su bambini, il cui comportamento è forse dovuto all’abnorme “bombardamento di stimoli”, rischia di coprire le cause del problema e di rispondere solo nascondendo i sintomi. Ciò che “calma” il bambino è un’attenuazione della capacità dei neuro-trasmettitori che ottunde le funzioni cerebrali. Gli adulti di riferimento, genitori, insegnati e pediatri, scambiano per miglioramento lo “spegnimento” del bambino: una disfunzione cerebrale che nel tempo si trasforma in isolamento, causando tic che danneggiano l’autostima e influenzano l’accettazione sociale.

Perché, allora, se non si è certi sul piano scientifico né dell’esistenza della patologia, né dell’efficacia della cura, né degli effetti indesiderati, si è deciso lo stesso di immettere il Ritalin sul mercato italiano? Non è la prima volta che Rifondazione comunista, anche in sede parlamentare, esprime forte preoccupazione per la facilità con la quale anche in Italia si somministrano psicofarmaci ai minori. E già nella scorsa legislatura avevamo chiesto al Governo di intervenire per far cessare gli screening di massa e i sondaggi tra la popolazione scolastica e infantile finalizzati all’arbitraria classificazione.

Ritenendoci insoddisfatte dalle rassicurazioni fornite dall’Aifa, abbiamo ritenuto di rivolgere un’interrogazione alla ministra della Salute per conoscere le sue valutazioni sulla classificazione dell’Adhd come patologia neuro-psichiatrica e sull’opportunità di prevedere queste terapie a carico del Servizio sanitario nazionale.

Alla luce di tanti dubbi scientifici, continueremo a batterci contro l’uso di psicofarmaci in età pediatrica (esclusi i reali casi di problemi psichiatrici), e porteremo avanti una lotta di cambiamento culturale. Il Ritalin, altrimenti, sarà la prova del fallimento della società, della scuola, della comunità, della politica.
6 giugno 2007

Casa 'lager' per minori 07/06/2007 13:06

Sberle, punture con spilli e cibo scaduto per i bambini di una casa accoglienza, che ospitava anche disabili. I piccoli venivano minacciati e sottoposti a violenze psicologiche. Arrestata la responsabile e un suo collaboratore

Bambini vittime di abusi Enna, 5 giugno 2007 - Maltrattamenti continuati su minori che venivano alimentati con cibi spesso scaduti, puniti e minacciati, abbandono di minori, violenza privata, malversazione e falso. Sono alcune delle ipotesi di reato che hanno portato all'arresto di Olimpia Arangio, 35 anni, e di Mario Marasà, 32 anni, entrambi di Enna, rispettivamente la responsabile e il suo stretto collaboratore della casa alloggio per minori 'Quadrifoglio' nel capoluogo ennese.


Le accuse scaturiscono da una lunga indagine della squadra mobile sul sistema di gestione della casa alloggio e sul trattamento cui sarebbero stati sottoposti i ragazzi e bambini che vi erano ospitati. Bambini malnutriti, malvestiti, minacciati e picchiati - anche con ceffoni, violente tirate di orecchi, punture con spilli - ai quali non veniva garantita neppure un'igiene corretta nè un abbigliamento adeguato. I ragazzi erano sottoposti pure a violenze psicologiche, come la minaccia di non farli incontrare per lunghi periodi con i genitori.



Ma tra le ipotesi più gravi, al momento al vaglio degli inquirenti, ci sono anche i possibili abusi sessuali perpetrati dai ragazzi più grandi, anche disabili, su quelli più piccoli, avvenuti poichè mancava all'interno della struttura un'adeguata sorveglianza e gli ospiti venivano lasciati da soli in situazioni di promiscuità.


Ai due arrestati vengono contestati anche i reati di violenza privata continuata aggravata per avere obbligato dietro minaccia di licenziamento alcuni dipendenti della struttura a fatturare spese personali come se sostenute per la struttura 'Quadrifoglio', di malversazione continuata in concorso in danno dello Stato, in quanto distraevano la destinazione delle rette pagate dai Comuni per il mantenimento dei minori e dei disabili alloggiati, utilizzandoli per spese personali.


La Arangio, inoltre, avrebbe stilato relazioni false per il tribunale dei minori di Caltanissetta, nelle quali dichiarava fatti inesistenti tesi a prolungare la permanenza dei minori nella sua struttura e quindi a continuare a percepire le rette. È in corso il trasferimento dei minori e dei disabili ospiti della struttura presso altre case di accoglienza.